
Mi direte: cosa c'entra un film come quello in un blog di cucina ligure-peruana? Niente, ma era un ottimo inizio per parlare di spezie, e quelle, come abbiamo visto qui e qui c'entrano e parecchio con la cucina ligure-peruana (e non solo con quella ovviamente)!
Nel 1999 due antropologi americani, Paul W Sherman e la sua studentessa Jennifer Billing, si sono messi di impegno ed hanno sostenuto scientificamente un approccio di tipo darwiniano al perchè utilizziamo le spezie in cucina, dando alle stampe il risultato dei loro studi in questa pubblicazione scientifica: "Darwinian gastronomy: Why we use spices - Some like it hot".
Riassunto brevemente, il loro studio dimostrerebbe che utilizziamo le spezie perchè "ci fanno bene", soprattutto dal punto di vista preventivo-medico e questo grazie ad una evoluzione, appunto darwiniana, nel gusto della nostra specie.

Quello che però lo studio non affronta, è tutto il contesto socio-culturale nel quale si è sviluppato questo enorme mercato mondiale delle spezie, relegando ad una mera roulette di "uso le spezie e sono avvantaggiato"-"non uso le spezie e sono penalizzato", lo sviluppo di una cucina speziata nel mondo.
Non spiegano, in definitiva, perchè in molti paesi vengano utilizzate spezie importate dall'estero e viceversa, e come la natura umana, elevata al di sopra di semplici cause ed effetti, abbia in realtà consapevolmente adottato determinate scelte per gestire il controllo della movimentazione delle spezie.
Per provare a dare un senso alla diffusione delle spezie in tutto il mondo, iniziamo un lungo, lungo viaggio, tra genti misteriose e mari sconosciuti, sulle rotte delle spezie.
L'inizio: incenso e mirra, e più tardi la cassia
La Regina egizia Hatshepsut aveva dato l'ordine, e velocemente i comandanti fecero muovere le cinque grandi navi verso il Sud, verso la leggendaria terra di Punt. Gli equipaggi ancora non lo sapevano, ma molti mesi dopo sarebbero tornati in Egitto con le navi ricolme di preziosissimi prodotti, legname pregiato, scimmie dalle lunghe code, levrieri, pelli di leopardo, ed, infine, gli unguenti insostituibili: incenso, mirra e cassia. Gli inviati, giunti a Punt, trovano dinanzi a sè un terreno pianeggiante e fittamente boscoso. Le capanne coniche degli abitanti sono costruite in gran quantità. Vicino ad esse, greggi di mucche riposano tranquillamente all'ombra di un gruppo di alberi, mentre strani uccelli volano in cielo. Il comandante della spedizione vede arrivare il capo villaggio, accompagnato dai familiari. Parihu, questo il suo nome, è adornato da una grande collana di perle, e porta una barbetta lunga e fina, rivolta all'insù. Ma la loro attenzione è catalizzata dalla moglie del capovillaggio, Ati. E' una donna enorme, obesa, eccessiva, con rotoli di carne su braccia e corpo, e porta tatuate sulle guancie due linee che partono dagli angoli della bocca fino a raggiungere quasi le orecchie. Parihu, visibilmente sorpreso, chiede al capo della spedizione: "Come siete arrivati in questa terra sconosciuta agli uomini dell'Egitto? Provenite dalle strade del cielo? O avete navigato il mare di Ta-nuter? Dovete aver seguito il percorso del sole. Per quanto riguarda il Re dell'Egitto, non ci sono strade che siano inaccessibili alla Sua Maestà; noi viviamo dell'aria che egli ci fornisce." Il capo della spedizione egizia chiede che vengano portati i doni per il principe di Punt: perline, collane, braccialetti, ascia e daga da cerimonia. Parihu, in segno di riconoscenza ed omaggio verso la regina egiziana, ordina di accumulare i prodotti migliori della propria terra vicino alle navi. Vengono così portati alberi di incenso, alberi di sicomoro per estrarne la mirra resinosa, sacchi di cassia, tronchi d'ebano, scimmie, giraffe, puro avorio, oro e agate. |

La mirra e la cassia (cannella cinese) erano due tra gli unguenti utilizzati per l'imbalsamazione, mentre l'incenso veniva bruciato nei riti di sepoltura egizi.

Il primo viaggio conosciuto verso questa regione è quello organizzato dal faraone Sahure della quinta dinastia (circa 2550 a.C.). Le sue navi riportarono incenso, mirra, oro, argento, legno prezioso e schiavi da Punt e da molte altre terre ed isole che incontrarono durante il viaggio.

I più noti e forse più fruttuosi, fra questi viaggi, sono quelli organizzati dalla regina Hatshepsut (1501-1482 a.C.) e documentati nei bassorilievi del tempio di Deir-EL-Bahari, che lei stessa fece costruire a Tebe in onore di Amen-Ra. La spedizione principale di Hatshepsut si componeva almeno di cinque grandi navi con trenta rematori in ciascuna. Essi partirono da qualche luogo del Mar Rosso e rimasero assenti per tre anni.
Secondo i racconti sulla vita di Ramses IV nel papiro Harris, conservato nella British Library, il faraone Ramses III inviò una spedizione di 10.000 uomini a Punt nel 1180 a.C.
L'ultima spedizione che conosciamo, circa a metà del secondo secolo a.C., fu organizzata con l'aiuto dei commercianti e dei banchieri di Massilia, la moderna Marsiglia.



In questo modo, l'oriente inizia a guardare all'occidente, iniziando una esportazione redditizia di spezie, merci e prodotti primi.
Ma per aumentare la gamma di spezie esportate e stabilizzare il flusso di prodotti dall'oriente, i nuovi consumatori dovevano essere predisposti a riceverli.
Una vera e propria apertura dei mercati e valorizzazione dell'immagine di un marchio, che verrà portata avanti da due elementi fondamentali: il primo accomunava India e Grecia ed il secondo... molto più legato ad una moderna azione di marketing vero e proprio.
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