martedì 1 settembre 2009

A qualcuno piace "hot"! Le rotte delle spezie (parte seconda)

Abbiamo visto nel post precedente che dall'Oriente le spezie hanno iniziato ad arrivare nel Mediterraneo già molti millenni fa.

Oltre alle prime rotte che passavano per l'Africa Orientale, se ne aprirono altre più a nord. Ma quando si parla di spezie le cose si complicano ed è bene cercare di vedere le cose nella giusta prospettiva, e cercando di fare un po' d'ordine.

La rotta a sud, che dalla Malesia e dall'India arriva al Madagascar e all'Africa Orientale, è molto antica, ma ancora più antiche sono le civiltà che si sono sviluppate nelle aree delle spezie.

Per capire meglio come le varie rotte delle spezie iniziarono ad intersecarsi tra loro, e come le varie spezie entrarono negli usi e costumi medici prima e culinari poi, occorre procedere in parallelo con gli sviluppi delle civiltà antiche.

E già che ci siamo, visto che a volte un disegno vale mille parole, utilizziamo un po' di cartine storiche partendo da questa:

Le grandi civiltà urbane - IV-III millennio a.C.
Le prime quattro grandi civiltà della storia datano 5-6000 anni e costituiranno nei millenni a venire i centri di produzione e commercio del mondo antico.

Voi mi direte: ma parti da molto lontano! Si, ma anche la cucina o meglio la gastronomia parte da lontano e si sviluppa proprio seguendo la crescita delle civiltà.

Proviamo a sovrapporre un'altra carta alla prima:

Grandi zone di origine dei principali alimenti vegetali
In realtà la mappa sarebbe più vasta e ricomprenderebbe anche le regioni tropicali africane e centro americane, ma per ora può bastare.

In grigio ho segnato le aree principali dove si sono sviluppati gli alimenti vegetali primari, e tra questi le spezie.

Zona 1 - Cina del Nord - Spezie ed erbe aromatiche: aglio, anice stellato, basilico, cannella, cipolletta, frassino spinoso, zenzero, cipolla;

Zona 2 - Sud Est Asiatico, India, Indonesia, Cina meridionale, Malesia - Spezie ed erbe aromatiche: basilico, cannella, cardamomo, citronella, curcuma, balanga, zenzero, garofano, noce moscata, pepe tondo e pepe lungo;

Zona 3 - Vicino e Medio Oriente - Spezie ed erbe aromatiche: aglio, aneto, anice, carvi, cerfoglio, coriandolo, cumino, dragoncello, maggiorana, menta, cipolla, origano, papavero, zafferano, sommacco (e la maggior parte delle radici, di frutta fresca e secca attualmente consumati in Europa, ma questa è un'altra storia).

Zona 4 - Bacino del Mediterraneo - Spezie ed erbe aromatiche: anice, cappero, cerfoglio, erba cipollina, alloro, maggiorana, menta, nigella, origano, prezzemolo, rosmarino, ruta, santoreggia, salvia, timo.

L'elenco delle spezie sarebbe in realtà più lungo, ma a noi basta questo piccolo estratto per iniziare a fare un paio di osservazioni.

La prima cosa che salta all'occhio è che spostandosi da est ad ovest, cresce il numero di "piante aromatiche" e decresce quello delle spezie propriamente dette.
La seconda è che zone vicine presentano contiguità nell'origine di alcune piante o spezie (vedi le zone orientali in contrapposizione a quelle occidentali).

Lasciamo le cartine che abbiamo visto un attimo in sospeso (ci torneremo più avanti) e torniamo a parlare di rotte delle spezie dove le avevamo lasciate: Egiziani ed importazione di incenso, mirra e cannella.

La zona dell'Hadramaut, il moderno Yemen, e la costa orientale del Mar Rosso, diventano le zone di produzione intensive di gomme e resine di incenso, viste le notevoli proprietà di questa spezia. Intorno al 1000 a.C., Aden si trasforma nel "deposito d'Oriente", dove confluisce anche la cannella che arriva dall'altra parte dell'Oceano Indiano, via mare.

Nonostante ripetuti tentativi nei corsi dei secoli, gli Egiziani non riuscirono a togliere il monopolio di questo commercio ai mercanti arabi, per i quali apportava ricchezze incalcolabili: oltre ad essere richiestissimo l’incenso costava caro, veniva pagato in oro e, come vedremo più avanti, nell’impero romano, non era sottoposto a dazio d’importazione, forse perché era considerato, più che un genere di lusso, una sostanza di prima necessità, indispensabile nelle cerimonie religiose.

Questo commercio era a tal punto florido che venne a crearsi una vera e propria «Via dell’Incenso», una carovaniera che percorreva le coste dell’Arabia meridionale e poi risaliva fiancheggiando il Mar Rosso, e lungo la quale si svolgeva contemporaneamente il trasporto di altre merci. Era composta da circa 65 stazioni di sosta, e a dorso di cammello i carichi d’incenso raggiungevano i diversi porti dai quali venivano spediti alla destinazione definitiva.

L’incenso veniva anche rielaborato per la composizione di unguenti e profumi, e si adottavano particolari accorgimenti per impedire agli operai di impadronirsene: Plinio ricorda che ad Alessandria gli uomini addetti alla sua lavorazione dovevano indossare un grembiule con sigillo e una maschera, oltre che uscire nudi dall’officina.

Nei cosmetici veniva impiegato per la proprietà di mantenere giovane l’incarnato. Ma, più che a scopo cosmetico, l’incenso era impiegato terapeuticamente, e preparazioni contenenti incenso rimasero in vigore per secoli, come il famoso Balsamo Fioravanti nel 1500 per contrastare l'avvelenamento da arsenico.

Molte delle sue proprietà venivano sfruttate dagli antichi, che non impiegavano soltanto la resina, ma anche la fuliggine ottenuta bruciando l’incenso in appositi recipienti e la corteccia dell’arbusto. Uso elettivo ne era quello topico, in particolare come cicatrizzante di ferite, anche sanguinanti, ulcere e piaghe, geloni e scottature, su cui veniva sparso in polvere o sotto forma di rudimentale pomata, ottenuta mescolandolo con altre sostanze (miele, aceto, grasso d’oca ecc.), presumibilmente con risultati eccellenti, date le proprietà antisettiche, cicatrizzanti e vulnerarie dell’incenso.

Ma una grande svolta doveva inaugurare una enorme era commerciale: la nascita dell'impero Achemenide e la congiunzione tra le filosofie e la medicina indiana e greca, che avevamo lasciato in sospeso dalla prima parte.

- CONTINUA -

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