Il primo grande mercato globale
Succeduti agli Assiri ed ai Medi, gli Achemenidi diedero vita nel 550 a.C. al più grande impero della storia antica, iniziato da Ciro il Grande.
Fu il più grande e potente impero mai visto fino ad allora, e fu ben governato ed organizzato.
Raggiunse la sua massima estensione sotto Dario I , ad est fino al bacino dell'Indo ed ad ovest all'Africa Orientale ed alla Grecia.
Dario divise il suo reame in una ventina di satrapie (province), ognuna amministrata da un satrapo (governatore), molti dei quali avevano legami personali con lo scià.
Istituì un sistema di tributi per tassare ogni satrapia, adottò e migliorò il già avanzato sistema postale assiro.

Spostò l'amministrazione centrale da Persepoli a Susa, più vicina a Babilonia e al centro del regno. I Persiani furono tolleranti verso le culture locali, seguendo il precedente instaurato da Ciro il Grande, atteggiamento che ridusse notevolmente le rivolte dei popoli soggetti.
Per quanto riguarda la cucina e le spezie, venivano utilizzate soprattutto quelle locali, come mostarda, cumino, coriandolo, aneto, nigella e menta, oltre al trio degli agliacei: aglio, cipolla e porro. Inoltre la Persia funzionava come bacino di raccolta e serbatoio delle specie coltivate in India, sia per un utilizzo interne che, in parte, per l'esportazione ai confini occidentali dell'impero.
I popoli dell'Arabia, furono liberi di trarre un enorme e vantaggioso profitto commerciale da questo grande mercato che si stava sviluppando in Medio Oriente ed i cui porti e rotte commerciali erano sotto la protezione dei Persiani.
Mentre si stavano sviluppando sempre di più le varie vie della seta che dalla Cina, attraverso l'Asia Centrale, raggiungevano il Mediterraneo, continuava floridissima l'attività commerciale sulle rotte marittime tra il sud dell'India e le coste dell'Africa Orientale.
La definizione e il mantenimento di queste vie commerciali grazie ad imperi che pacificarono vaste aree dell'Eurasia, ridusse i rischi connessi con il commercio a lunga distanza, di fatto incrementandolo notevolmente.
Ma insieme a merci, prodotti, spezie e genti, transitavano anche le culture.
Acqua, aria, terra, fuoco
Nel 500 a.C. sui confini occidentali dell'Impero Achemenide, le colonie greche erano in piena rivolta, ed iniziava la lunga guerra greco-persiana.
Sempre in quel periodo, però, prendeva forma il Corpus Hippocraticum, una raccolta di 72 libri che probabilmente furono scritti tra il V e il IV secolo a.C. non tutti attribuibili ad Ippocrate (considerato il padre della medicina).
Quasi contemporaneamente, in India, intorno al 300 a.C. vengono scritti i Corpus Ayrvedici, ovvero i testi che pongono le basi della medicina terapeutica indiana, staccatasi dalla precedente basata sulle pratiche magiche del periodo vedico.

L'acqua corrisponde alla flemma (o flegma) che ha sede nella testa, la terra corrisponde alla bile nera che ha sede nella milza, il fuoco alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato, l'aria al sangue la cui sede è il cuore.
Il buon funzionamento dell'organismo dipenderebbe dall'equilibrio degli elementi mentre il prevalere dell'uno o dell'altro causerebbe la malattia.
La causa primaria di infermità o malattia è strettamente correlata alla dieta alimentare applicata dal paziente.
L'alimentazione prima e la digestione successiva sono il centro focale della teoria degli umori.
Il calore generato dalla digestione trasforma gli alimenti attraverso vari stadi: prima chilo poi sangue ed infine in nutrimenti che vengono distribuiti a tutte le parti del corpo.
La malattia è vista come uno squilibrio tra gli umori del corpo, per riequilibrare i quali è necessario utilizzare alimenti (o rimedi) di qualità opposta a quella dello scompenso. Da questa visione viene attribuita una grande importanza per le spezie "calde" in contrapposizione alle malattie "fredde".

I tre umori indiani hanno altrettante qualità, ordinate in coppie opposte: caldo-freddo, umido-secco, pesante-leggero. Anche per la medicina ayurvedica la malattia rappresenta uno scompenso, soprattutto dal punto di vista della digestione, ed anche in questo caso, come per i Greci, lo squilibrio dovrà essere corretto attraverso alimenti o medicamenti che agiscano per effetto contrario (caldo/freddo).
Ippocrate prescriveva, ad esempio il pepe, quale medicamento "caldo" nel caso che la malattia fosse dovuta al freddo.
Da una parte abbiamo l'India che produce ed utilizza le spezie sia internamente che per esportazione, dall'altra l'Occidente, dove nel corso del tempo cresce sempre di più la richiesta delle spezie orientali ritenute maggiormente "calde" di quelle locali. Comunità di intenti sia nel produrre che nell'importare, che trovano negli Arabi e nel Medio Oriente degli ottimi intermediari.
Al momento del crollo dell'Impero Persiano, nel 330 a.C. ad opera di Alessandro Magno, il commercio delle spezie continua senza interruzioni, anzi acquisisce una dimensione nuova e maggiore. Sotto i regni ellenici la civiltà greca si estende nel mondo mediterraneo, eurasiatico e in Oriente, fondendosi con le culture locali.
La civiltà ellenica si diffonde dall'Atlantico all'Indo, coinvolgendo le culture dell'Asia Minore, dell'Eurasia, dell'Asia Centrale, della Siria, della Fenicia, dell'Africa del Nord, della Mesopotamia, dell'Iran, dell'India.
Con la sostituzione del controllo greco con quello romano sul Mar Mediterraneo, sorge la "questione mediorientale" del controllo del commercio delle spezie, fino ad allora strettamente in mano agli arabi ed ai regni tolomeici in Egitto e Seleucide in Asia Minore.
Quando Roma sottometterà l'Egitto nel 31 a.C. si vedrà aprire, finalmente, le porte del Mar Rosso e della via delle spezie.
- CONTINUA -
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